Esempio Tesina Coadiutore del cane

Coadiutore del cane – scelte e responsabilità

Il coadiutore del cane ha molte responsabilità da cui dipendono una serie di scelte preliminari alla attività coadiuvata con il pet. Le scelte riguardano aspetti puramente operativi ma anche organizzativi e progettuali:

  1. scelta della razza e caratteristiche generali del cane da coinvolgere;

  2. tipologia di addestramento e competenze da sviluppare nel pet;

  3. compatibilità tra i pet disponibili per le attività;

  4. compatibili con i pet a disposizione in relazione alla tipologia di fruitore e setting;

  5. attribuzione del ruolo di co-terapeuta negli specifici progetti;

  6. monitoraggio dello stato di salute e di aggiornamento delle competenze del pet;

  7. accompagnamento del pet in attività con scelta delle attività pratiche da svolgere;

  8. supervisione e tutela della sicurezza del pet in attività e garanzia della sicurezza dei fruitori in relazione con il pet.

La scelta della razza e del cane da coinvolgere negli IAA.

Ogni coadiutore del cane, che voglia lavorare con i propri animali, deve preliminarmente decidere in merito alla razza da scegliere e le caratteristiche individuali del pet. Questa scelta determinerà in una certa misura gli ambiti di intervento e i setting nei quali il pet potrà essere coinvolto.

Nel caso di acquisto di un cane da allevamento è fondamentale reperire informazioni relative ai genitori, ai fratelli di cucciolate precedenti, oltre che ad osservare le caratteristiche dell’allevamento e le condizioni igieniche sanitarie generali. La genealogia e le caratteristiche dei fratelli di altre cucciolate possono fornire indizi interessanti sulle potenzialità e criticità del cucciolo.

Per quanto riguarda la razza, non credo ci siano razze elette per gli IAA ma la scelta della razza deve essere consapevole e sempre messa in relazione agli ambiti di intervento.

Scendendo nella realtà, io lavoro con due cani differenti, uno tiglia toys e uno di taglia piccola. Ho scelto Mirco, incrocio pincher-yorkshire (2,3kg), e Geki Cian, razza parson terrier (9,5kg).

La scelta di Mirco è dovuta alla necessità di lavorare con un cane affettuoso, docile, intraprendente, socievole e capace di farsi accettare da soggetti con paure anche spiccate nei confronti dei cani o da bambini piccoli per i quali la dimensione del cane potrebbe provocare intimidazione. Ho individuato la cucciolata presso una famiglia e dopo aver visionato i cuccioli ho scelto Mirco. I genitori di Mirco sono stati per anni coinvolti in attività ludiche con bambini delle scuole materne, mentre la scelta specifica del cucciolo è ricaduta su quello meno reattivo agli stimoli e ai rumori, proprio perché ipotizzando un coinvolgimento nel lavoro con bambini la minore sensibilità alla stimolazione dovuta ai movimenti e alle voci acute dei bambini mi è sembrata la scelta migliore. Mirco aveva 15 settimane quando è arrivato a casa. Naturalmente in questa fase ogni scelta è fondata su aspettative e ipotesi che potrebbero con il tempo essere confermate o rivalutate e ridefinite.

Geki Cian, a dire il vero non è stata una vera e propria scelta. Come animale da compagnia mi è capitato. Aveva 4 mesi e mezzo e a seguito di un sequestro è arrivato in affido temporaneo da me.

Non socializzato, spaventato da tutto, mordace. Decisamente ho escluso in questa fase di coinvolgerlo in qualunque tipo di attività in futuro…ma come dicevo le cose possono cambiare e addestramento, sviluppo delle capacità e delle competenze e familiarizzazione possono contribuire a modificare alcuni atteggiamenti e comportamenti del cane.

Tipologia di addestramento e competenze da sviluppare nel pet.

In linea generale è fondamentale che i pet da coinvolgere nelle attività assistite vengano manipolati e abituati al tocco, al rumore, a diversi setting e situazioni, a superfici e rumori differenti e di varia intensità fin da piccolissimi anche accompagnati nelle prime esperienze dalla madre-baglia.

Nel caso dei miei cani però questa fase è avvenuta con Mirco ma non con Geki Cian. Mirco aveva già avuto contatti con bambini di 3-6 anni, con anziani, con rumori intensi, mentre Geki Cian aveva avuto solo esperienze negative con bambini e con ambiente di vita.

Per avvicinare Mirco alla attività con bambini abbiamo frequentato fin da subito aree ad alta frequentazione di bambini, centri commerciali, passeggiate su piste ciclabili permettendo, con specifiche istruzioni, ai bambini curiosi di accarezzarlo o di avvicinarlo sempre nel rispetto e nella sicurezza. Per Geki Cian il lavoro è stato più impegnativo perché si è dovuto lavorare sulla conoscenza delle superfici, degli ambienti, degli odori, degli oggetti e del contatto intraspecie e interspecie.

Naturalmente questo lavoro relativo a competenze trasversali deve essere accompagnato da un addestramento più strettamente legato all’operatività del cane, quindi comandi di base (richiamo, seduto, resta, fermo, terra, passo e andatura al guinzaglio). Senza queste primarie competenze il cane difficilmente riesce ad essere coinvolto in maniera adeguata nelle attività assistite. Oltre a queste elencate è indispensabile lavorare sulle abilità specifiche legate alle predisposizioni individuali del cane. Attività come risoluzione torte di attivazione mentale, cerca, trova, riporto, presa al volo, rotolarsi o abbaiare a comando, alzarsi su due zampe, e tante altre sono tutte capacità che possono essere utilizzate nella relazione con il fruitore.

È stato proprio in fase di addestramento e sviluppo delle competenze individuali che ho ipotizzato un possibile coinvolgimento anche di Geki Cian nella attività assistite.

Facendo un esempio Mirco è predisposto al lavoro al guinzaglio con bambini piccoli e piccolissimi, anche a partire dai 2 anni. Con Mirco abbiamo lavorato con un piccolo gruppo di 4 bambini di 3 anni, incapaci di rispettare la fila durante le uscite tanto che tendevano ad allontanarsi. Nella attività Mirco legato ad una longhina fungeva da capofila a cui i bambini erano assicurati afferrando una asola creata con la corda-longhina. La capacità di Mirco di restare indifferente alle stimolazioni della corda rimanendo concentrato sul percorso ha permesso ai bambini di effettuare il percorso senza distrazioni ne allontanamenti.

Geki Cian ha una particolare predisposizione con bambini e adolescenti con i quali può utilizzare le sue capacità nella ricerca di persone (gioco del nascondino-trova) e della ricerca di oggetti sulle persone (gioco del premio nascosto in tasca-cerca).

É fondamentale sottolineare che questi sono solo esempi di quello che un pet può fare in seduta ma la gamma di attività possibili è vasta quanto le potenzialità specifiche di ogni singolo pet coinvolto.

Compatibilità tra i pet disponibili per le attività.

Spesso nella attività assistite con animali, vengono coinvolti più pet contemporaneamente che si trovano a lavorare nella stessa stanza o comunque in uno spazio circoscritto. Questo fattore del setting deve essere ben analizzato e soprattutto nella fase di scelta degli animali da coinvolgere vanno attentamente valutate le reciproche predisposizioni verso gli altri pet. Ad esempio mi sono trovata a lavorare in un contesto con la presenza di un altro cane maschio intero che entra in competizione con Geki Cian. Questo atteggiamento reciproco ha comportato la modificazione del setting, per cui un piccolo gruppo ha lavorato con Geki in una stanza e l’altro gruppo ha lavorato con l’altro cane in una stanza vicina. È da sottolineare che nonostante questo accorgimento in itinere entrambi i cani hanno mostrato maggiore reattività e minore concentrazione. Questo si sarebbe potuto e dovuto evitare grazie ad una più attenta valutazione delle dinamiche relazionali dei due cani in area sgambo comune, infatti a posteriori siamo andati a verificare la compatibilità tra Geki e altri cani e abbiamo notato che in area sgambo comune sia soli che in presenza di altri cani sia maschi che femmine non entrano in competizione ma abbiamo sottovalutato il fatto che tendevano a rimanere ognuno in una metà campo senza interagire. Questo breve esempio per spiegare che, in fase di scelta dei cani da coinvolgere in attività, il coadiutore deve sapere quali “simpatie e antipatie” ha il proprio pet. Parlo anche di “simpatie” perché altrettanto complessa può essere la situazione nella quale il cane ha un eccessivo slancio verso l’altro pet coinvolto provocando maggiore attivazione, distraibilità, e rendendo più difficoltosa la gestione della seduta.

Tipologia di fruitore e setting compatibili con i pet a disposizione

Durante la progettazione e la successiva pianificazione viene stabilito il luogo degli incontri, le date, e naturalmente il tipo di fruitore. Il buon coadiutore cane sa che la scelta del pet deve necessariamente comprendere la valutazione di compatibilità con l’ambiente e con la tipologia di fruitore.

Durante una attività con una anziana affetta da parkinson Mirco è saltato posizionandosi sulle gambe della paziente che però a causa di uno spasmo ha contratto le braccia lanciando Mirco giù dalle gambe. Questa situazione ad alto rischio per il cane doveva essere evitata con una analisi precisa della tipologia del fruitore e le caratteristiche del cane. Mirco di taglia piccolissima è molto a rischio, e quindi non è idoneo, alla manipolazione da parte di soggetti che hanno scarso controllo del movimento e della prensione manuale così come non è adatto alle attività di accarezzamento da parte di bambini iperattivi.

Altra situazione che mostra l’importante della analisi del setting vede Geki Cian coinvolto in una seduta individuale a casa di un fruitore di 13 anni. Da un punto di vista della location non c’erano problemi apparenti. Il fruitore e i caregiver non avevano caratteristiche tali da risultare problematiche per Geki, sensibile alle grida (trattandosi di un ragazzo sordo-cieco con scarsissima vocalizzazione). Arrivati alla quinta seduta domiciliare entrando in casa e noto in Geki agitazione, paura e circospezione. Ho riportato Geki in auto e ho esplorato nuovamente l’ambiente chiedendo se avessero cambiato detergenti per le pulizie e poi ho capito che il problema era dato dal fatto che, essendo metà novembre, avevano acceso il camino e Geki manifesta paura incontrollata verso il fuoco e il fumo da legna. Naturalmente essendo una giornata fredda ma serena e avendo a disposizione un giardino privato idoneo abbiamo spostato in accordo con il referente di intervento e con la famiglia l’attività in esterno. Avrei comunque dovuto prestare maggiore attenzione alla struttura dell’ambiente preparandomi in anticipo all’eventualità di una reazione avversa di Geki al camino magari coinvolgendo due pet o comunque facendomi vedere pronta ad ogni eventualità.

Attribuzione del ruolo di co-terapeuta negli specifici progetti

Arrivati alla fase di nomina dei pet da coinvolgere è sempre necessario predisporre una lista di possibili pet e comunque è fondamentale considerare il coinvolgimento di più animali. Il coadiutore inserito all’interno di una associazione o di un ente che dispone di più animali idonei alle attività assistite deve essere in grado di lavorare con più di un pet per compensare quelle situazione nelle quali il pet prescelto si trova in momentanea indisponibilità oppure un collega coadiutore è momentaneamente non disponibile ma è indispensabile la presenza di uno specifico animale.

Una situazione di questo tipo mi è capitata in un progetto che vedeva coinvolto Ross, un boxer di quattro anni. Alcune ore prima della seduta la coadiutrice e proprietaria è caduta mostrando sintomi di frattura di una caviglia, così sono stata mandata in urgenza a sostituirla. Nel caso specifico la presenza di Ross era fondamentale perché si stava lavorando su una fobia specifica già pienamente superata con Ross ma la presenza di un pet differente avrebbe potuto causare reazioni avverse. Preventivamente avevamo lavorato su Ross affinché riuscisse a svolgere le attività anche in assenza della sua coadiutrice principale e quindi non abbiamo avuto alcun problema a portare a termine le attività pianificate dal referente di intervento in accordo con la coadiutrice principale e quindi come una buona supplente ho eseguito con creatività ed entusiasmo e la seduta si è conclusa positivamente.

È compito del coadiutore del cane che lavori in collaborazione con associazioni che dispongano di altri professionisti coadiutori e altri pet prepararsi a lavorare con diversi cani a disposizione e prepare i propri pet a lavorare anche con altri coadiutori.

Monitoraggio dello stato di salute e di aggiornamento delle competenze del pet

Per monitoraggio si intende l’insieme di azioni che permette di ottenere una fotografia della situazione della salute fisica e dello stato emotivo del pet. È scontato che questo compito deve essere svolto in continua collaborazione con il veterinario competente. Non è chiesto al coadiutore di sostituirsi a quest’ultimo ma di controllare quotidianamente le eventuali modificazioni che possono essere considerato segni e sintomi di disagio, stress, affaticamento o malattia. In altre parole, il veterinario vede la situazione in un dato momento, durante le visite periodiche ma il coadiutore ha la possibilità di osservare il pet durante gli addestramenti, le esercitazioni e durante le attività e se ne è proprietario anche durante la vita quotidiana. Nel caso in cui non ne fosse proprietario è necessario che coinvolga nel monitoraggio anche il proprietario.

Esistono molti modi per monitorare lo stato di benessere del pet che vanno dalla compilazione di schede osservative, a diari, a videoriprese delle sedute o dei momenti in cui manifesta particolari comportamenti anomali. Personalmente ricorro spesso alla videoregistrazione soprattutto perché mi permette di confrontarmi con altri coadiutori che possono darmi consigli anche nel caso in cui non si tratti di veri e propri segnali di stress o malessere ma dipendono da errori miei personali all’atto di accompagnare il pet in seduta. Mentre nel riportare i segni e sintomi al veterinario sono d’aiuto in quanto permetto di mostrare il comportamento del cane senza filtro e interpretazione personale. Ad esempio ho provato a spiegare al veterinario i sintomi della tosse manifestati da Mirco ma solo mostrando il video siamo riusciti a determinare un linguaggio comune rispetto all’intensità della manifestazione. Per meglio dire, spesso da proprietari o coadiutori non abbiamo un occhio oggettivo sull’intensità dei segni e sintomi minimizzando o inasprendo la situazione reale. Mi è capitato di entrare in una casa per una ispezione preliminare e mi è stato detto dalla proprietaria del cane che avrebbe dovuto accompagnarmi in attività che Rudy non aveva problemi con i gatti ma che voleva solo giocarci. Durante la visita il cane non si è dato pace perché sentiva l’odore della presenza del gatto domestico. Ho fatto un video e durante la riunione d’equipe si è potuto osservare come la valutazione della proprietaria-coadiutrice di Ruby minimizzasse molto l’attrazione del cane verso i gatti. Mi è, inoltre, capitato di rivedere delle registrazioni delle mie sedute e di accorgermi grazie al confronto con altri coadiutori e con il veterinario che Geki si leccava insistentemente le zampe e che il suo atteggiamento scostante poteva dipendere da un fastidio momentaneo alla zampa, anche se il leccamento insistente, gli arrossamenti, le dermatiti sono sintomi di stress nel cane, a volte sono causati da altri fattori ma rendono il cane infastidito e quindi meno centrato sulla attività. Il monitoraggio prevede l’osservazione del cane nei giorni e nei momenti precedenti, durante e nei momenti e nei giorni successivi alla seduta.

Un altro fattore fondamentale per la buona riuscita delle attività è il continuo aggiornamento, addestramento e allenamento delle competenze sia del pet che del coadiutore. Prima di tutto perché il cane che non allena adeguatamente le competenze già acquisite tende a perderle, così vale anche per il coadiutore. Altrettanto vero è che rimanendo ancorati alle competenze già acquisite il lavoro diventa monotono e noioso causando demotivazione sia nel pet che nel coadiutore non dimenticando che nei progetti a lungo termine questo fenomeno potrebbe riprodursi anche nei fruitori. Il cane che impara un nuovo esercizio si sente soddisfatto e capace tanto quanto il coadiutore che è stato in grado di insegnarglielo, se poi trasferisce questo nuovo esercizio in seduta anche i fruitori potranno beneficiare del fatto di aver lavorato su un nuovo esercizio con il cane.

Accompagnamento del pet in attività.

Prima dell’arrivo alla location della seduta, il coadiutore del cane deve verificare di avere tutto il materiale a disposizione: ciotola, acqua, premietti, copertina, asciugamano, pettorina da lavoro (preferibilmente senza moschettoni o agganci che possano causare fastidio o irritazione al contatto con la pelle del fruitore), giochi e materiale per le attività pratiche (torte di attivazione mentale, palline, pupazzi per ricerca, longhine, guinzagli, spazzola). Nel caso in cui il cane utilizza un antiparassitario ad uso esterno in gocce è necessario che siano passate almeno 72 ore dall’applicazione, nel caso di utilizzo di collari antiparassitari è necessaria la rimozione. Il cane deve naturalmente essere stato sottoposto a pulizia, arrotondamento e controllo delle unghie.

Arrivati alla location della seduta è indispensabile ricontrollare il setting predisposto e rimuovere eventuali fonti di distrazione, di pericolo o di ostacolo per le attività. Ad esempio, in una scuola materna l’attività veniva svolta nell’aula dei laboratori solitamente allestita con tavoli bassi, forbici, colle, colori, pennelli, fili, pasta, perline, … Prima di accedere con il cane, in una stanza come questa, è necessario aver predisposto la rimozione di tutti gli elementi pericolosi e di disturbo e aver creato uno spazio aperto posizionando i tavoli lungo le pareti e le sedie in cerchio.

Non esistono regole rigidi relative alla routine di ingresso del cane, in base al progetto, al setting e agli obiettivi il cane può attendere in stanza l’arrivo dei fruitori o può accadere il contrario. Chiaramente ogni scelta implica dei vantaggi e delle criticità che vanno considerate. Ad esempio mi è capitato un progetto aperto liberamente al pubblico nella sede del centro cinofilo e ho dovuto gestire la distraibilità del cane ad ogni nuovo ingresso. In un altro caso all’interno di un centro di aggregazione al mio ingresso con il cane i ragazzi presi dall’entusiasmo hanno alzato la voce e si sono accalcati intorno ai cani costringendomi alla gestione dello stress da parte dei cani che si sono sentiti in un certo senso aggrediti e travolti dalla situazione. Questi sono solo esempi un po’ estremi, anche perché solitamente con una buon lavoro di equipe il coadiutore è preparato alla tipologia di fruitori e agli eventuali imprevisti.

Una volta entrati in contatto con i fruitori presenti si passa alla presentazione dei pet, se è la prima volta, o al saluto di routine in caso contrario. A questo punto si entra nel vivo delle attività proponendo giochi ed esercizi interessanti per il pet e che siano finalizzati al raggiungimento di specifici obiettivi per i fruitori. Ad esempio uno stesso esercizio può avere finalità differenti in base al fruitore coinvolto e al tipo di progetto. Il semplice e diffuso lancio della pallina con riporto, permette di lavorare su diversi livelli:

– capacità di presa della mano;

– movimento del braccio;

– coordinazione braccio-mano in fase di lancio;

– coordinazione occhio-mano per la precisione e la direzione del lancio;

– controllo dei movimenti;

– capacità di attesa del proprio turno di lancio e del riporto da parte del cane;

– capacità empatica e riconoscimento e rispetto delle caratteristiche dell’altro, ad un cane di piccola taglia si dovranno fare lanci più ravvicinati, in ogni caso mai addosso al cane, aspettando che questo sia pronto, senza grida e premiando con un tono e un movimento corretto che non intimidisca o non demotivi il cane;

– senso di auto-efficacia e sviluppo dell’autostima;

– senso di appartenenza al gruppo, perché si fa gruppo con il cane e il coadiutore ma allo stesso tempo con gli altri fruitori se presenti;

– rilassamento, aumento del tono dell’umore, distrazione e allontanamento dalla situazione attuale.

Naturalmente questi obiettivi sono stabiliti in fase di progettazione in equipe con il responsabile di progetto e il referente di intervento. Solo il coadiutore del pet, però, può trasformare questi obiettivi relativi al fruitore in attività pratiche con il pet.

Supervisione e tutela della sicurezza del pet in attività e garanzia della sicurezza dei fruitori in relazione con il pet.

Durante gli incontri con i fruitori i coadiutori del cane hanno il compito di assicurare la sicurezza del pet ma contemporaneamente devono garantire la sicurezza dei fruitori che si relazionano con il pet. I rischi in un senso e nell’altro sono notevoli e molti sono gli imprevisti che possono accadere durante le sedute.

Durante un incontro individuale in occasione di un progetto di educazione che coinvolgeva un soggetto affetto da autismo, il ragazzo M. ha improvvisamente, durante l’attività di accarezzamento, stretto la presa causando dolore e fastidio la cane che a sua volta si è girato facendo il gesto di mordere. Essendo però Geki Cian addestrato a provare disgusto alla sensazione della pelle umana in bocca ha avvolto il polso con la bocca ma ha subito lasciato. In questo specifico caso sono stata in grado, grazie al lavoro fatto con il cane durante le attività di addestramento, di tutelare la sicurezza dei fruitore ma non quella del cane. Da quella volta utilizzo per l’attività di accarezzamento la spazzola di gomma con briglia che permette al fruitore di sentire il contatto con la punta delle dita ma non consente la stretta del pugno. Personalmente non utilizzo la spazzola tradizionale per evitare che il fruitore possa ferirsi o ferire il cane lanciando o sbattendo la parte rigida della spazzola.

La sicurezza non è solo legata alla attività prativa ma anche alle prassi sanitarie preliminari alle sedute. È compito del coadiutore, relazionarsi frequentemente con il veterinario per effettuare le visite periodiche e le profilassi necessarie per rendere sicuro l’avvicinamento al cane. Allo stesso tempo deve relazionarsi con il responsabile di progetto per acquisire informazioni utili alla tutela del pet. Durante lo svolgimento di una attività di progetto in una scuola dell’infanzia l’attività è stata posticipata perché in una delle classi della scuola non coinvolte nel progetto c’era stata una epidemia di pidocchi. Nonostante il coinvolgimento del cane non prevedesse contatto con bambini delle classi contagiate si è valutato che a tutela della salute e dell’immagine di salute del cane sarebbe stato meglio rimandare l’incontro.

Il compito del coadiutore è anche quello di preservare una immagine positiva del pet con cui lavora, perché garantendo il rispetto del pet in quanto essere vivente appartenente ad una specie differente e dotato di specifiche esigenze e attitudini si può favorire una corretta relazione tra pet e fruitore.

Conclusioni.

Gli interventi assistiti con animale non possono però essere ridotti ad uno sterile elenco di responsabilità, mansioni e azioni. Gli IAA mettono in relazione persone in grado di educare o riabilitare o curare o aiutare con persone portatrici di bisogni educativi e terapeutici grazie al preziosissima mediazione del pet coinvolto.

Non si deve limitare la definizione del coadiutore del cane nel semplice accompagnatore del cane co-terapeuta. Il coadiutore del cane è coinvolto in prima persona anche nella relazione con il fruitore, gli si deve quindi riconoscere la capacità per quel che gli compete di riconoscere, elaborare e rispondere alle richieste del fruitore grazie alla capacità e competenza di lavoro sinergico con il proprio pet.

Le esperienze pratiche e di tirocinio che mi hanno coinvolto fino ad ora mi hanno permesso di apprendere tecniche e metodologie, di raffinare le mie capacità e sensibilità. L’aspetto più importante è legato al fattore umano e a come queste esperienze mi hanno toccato profondamente consentendomi un miglioramento anche a livello personale.

Pubblicato da Dott.sa Fabiola M. Comotti

Sono la dottoressa Fabiola M. Comotti, ho conseguito la laurea magistrale in Psicologia Clinica nel febbraio del 2013. Ho conseguito l'abilitazione nel febbraio del 2016 presso l'Ateneo di Firenze. Sono iscritta all'Albo degli Psicologi della regione Emilia-Romagna con codice 8606. Mi occupo di counseling psicologico basato sulle emozioni, di training per teamworks e di ecoterapia.